Che il controllore stesse salendo ce n’eravamo accorti già; precisamente, da quando Facebook ha iniziato ad avvertirci che “è possibile individuare le notizie false” tramite un mega-banner apparso sulla bacheca di tutti gli utenti qualche giorno fa.
Il controllore di cui parliamo oggi, però, si chiama Heiko Maas ed è il guardasigilli tedesco (membro dell’SPD) che ha promosso il disegno di legge “anti-fake news” di cui i media si sono occupati nelle ultime settimane.
Di che si tratta? Beh, la faccenda non è semplice e, purtroppo, le testate giornalistiche hanno preferito cavalcare l’hype della lotta alle notizie false piuttosto che informarci sul reale contenuto del provvedimento presentato da Maas.
La legge, che il governo Merkel vorrebbe venisse approvata prima della pausa estiva o – al massimo – entro le elezioni federali del prossimo settembre – si chiama “Netzwerkdurchsetzungsgesetz” (abbreviato in NetzDG), ossia “Network Enforcement Act”, ossia “Legge per il miglioramento dell’applicazione del diritto nei social network” (traduzione ufficiale, questa, che però a me convince poco: manca, infatti, nell’originale, ogni riferimento all’elemento “social”).
Come si può intuire da questo apparentemente insignificante dato, la legge non mira a contrastare le “fake news” (almeno non direttamente), quanto a garantire il rispetto della legge (penale) in rete.
Purtroppo i miei potenti mezzi non sono riusciti a rintracciare il testo del provvedimento in inglese e, ahimè, in tedesco riesco a malapena dire “Rechtswissenschaft” (il che, però, è sufficiente per rintracciare le facoltà giuridiche in tutto il territorio della Repubblica Federale).
Mi sono dovuto accontentare del sunto (in italiano) del provvedimento notificato dalla Germania alla Commissione Europea (DG Crescita) e pubblicata da quest’ultima sul suo sito. Il sunto reca, però, il necessario: le motivazioni in breve e i contenuti principali.
Riporto alcuni passaggi:
Motivazioni:
Contenuti principali:
Questo, in breve, il contenuto della NetzDG, la quale dunque non è propriamente una legge che prende di mira le “fake news”, quanto un provvedimento volto a costringere i gestori dei principali social network a gestire efficacemente i “reclami relativi a reati generati dall’odio e ad altri contenuti penalmente punibili” (tanto che qualcuno ha – forse correttamente – ribattezzato la legge “Hate Speech Act”).
“Gestire efficacemente” vuol dire, secondo la NetzDG, valutare la sussistenza di un reato e cancellare il contenuto entro 24 ore. In caso contrario, ci si si esporrebbe ad una sanzione ammnistrativa di massimo 5 (cinque) milioni di euro (“l’ammenda”, si legge, “deve eccedere il beneficio economico derivante dall’illecito amministrativo”).
Inoltre, nel sunto leggiamo anche che “Sulla scorta dell’articolo 30 della legge OWiG, è possibile comminare un’ammenda anche alle persone giuridiche e alle associazioni di persone. L’ammontare massimo dell’ammenda di cui al presente progetto aumenta, in tal caso, a 50 milioni di euro”. E qui i colossi della rete iniziano a tremare davvero.
Molti intellettuali, opinionisti, accademici hanno storto il naso di fronte al provvedimento proposto da Heiko Maas. Le critiche mosse alla NetzDG sono, secondo Verfassungsblog, essenzialmente tre:
Max Steinbeis, editor di VB (citato anche nella Re.Set precedente), sostiene che – tuttavia – si dovrà tener conto “in the long run” dell’esigenza di una “costituzionalizzazione” dei social networks. Le piattaforme social diventeranno vere e proprie Repubbliche, con tanto di costituzioni e giudici.
Lo so, l’idea fa quasi paura. Tuttavia, meglio prevenire che curare; quindi, ben vengano gli spunti e gli approfondimenti in materia. Così non ci lasceremo cogliere impreparati.
Quanto alla NetzDG, a mio avviso essa rappresenta, come succede spesso quando uno Stato decide di legiferare su web e dintorni, un tentativo troppo locale di arginare un fenomeno troppo globale, almeno per quanto riguarda il fenomeno post-verità. Ad esempio, Facebook si sta già muovendo da sé (vedi il banner di cui si parlava ad inizio articolo) e negli Stati Uniti sta collaborando con siti specializzati in fact-checking come Snopes.com e Politifact al fine di “bollare” le notizie false (letteralmente: in USA gli utenti hanno già avuto modo di sperimentare l’efficacia del “bollino rosso” anti-fake-news).
Il provvedimento di Maas rischia, inoltre, di creare una “polizia privata della rete” che godrebbe di legittimità sostanzialmente nulla. Insomma, se da un lato chi grida alla censura sembra esagerare, dall’altro lato non sembra avere torto chi bolla la NetzDg come un “overreach”, ossia una legge che “va un po’ troppo oltre”.
P.S: caro lettore, se mi leggi da Teramo e dintorni, sei invitato alla tavola rotonda “A 60 anni dai Trattati di Roma: Obiettivo Europa?” che si terrà nell’aula tesi della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo mercoledì prossimo alle ore 10:00. L’evento è organizzato dall’Associazione Thesis e da ASSP (Associazione degli Studenti di Scienze Politiche) e vedrà intervenire un giurista (prof. Gargiulo), un economista (prof. Pasquali) e due storici (prof. Noto e prof.ssa Del Rossi) su temi fondamentali relativi alla storia e al futuro dell’Unione Europea. Modererà la tavola lo “yours truly”, sperando di esserne all’altezza.
Baci e buona Pasqua!