Alla fine è arrivata.
Cosa?
Ma come “cosa”? La lettera!
Ah, sì, la lettera.
La lettera più temuta: peggio della missiva della groupie impazzita, peggio del carteggio Nenni-Spinelli, peggio pure della lettera 22 di Montanelli. Stiamo parlando dell’apparentemente innocuo pezzo di carta che due giorni fa è stato recapitato a Renzi da quei buontemponi della Commissione Europea.
Tutti i giornali ne parlano. Ma di cosa si tratta?
Andiamo per ordine: si tratta di un provvedimento abbastanza “oscuro” che l’esecutivo europeo ha la facoltà di adottare quando, nel contesto del coordinamento delle politiche economiche degli Stati Membri UE, ci si accorge che il Documento Programmatico di Bilancio presentato da uno Stato non rispetta taluni obblighi di “politica finanziaria” imposti dal Patto di Stabilità e Crescita.
Incomprensibile? Quasi. Cerchiamo di andare per tappe:
Insomma, la solita cazziata made in UE, stavolta anche ben meditata, visto che i Commissari hanno valutato bene l’opportunità dell’invio. Una strigliata a Renzi, infatti, avrebbe potuto riaccendere il malcelato antieuropeismo (o antieurocratismo) che aleggia ormai da anni a Palazzo Chigi. Il Presidente del Consiglio non le ha mandate a dire: “se l’UE vuole che abbassiamo le spese per i migranti, allora aprano le loro porte. Invece della bocca, aprano il portafoglio”. Come non detto.
In questo caso, però, la ragione sta da entrambe le parti. L’Unione Europea dei vincoli di bilancio non regge più, Renzi o non Renzi. Un’occasione per ripartire è (forse) la “comunitarizzazione” del Fiscal Compact, ossia il suo inserimento nel contesto dei trattati UE, da compiersi entro cinque anni dalla sua entrata in vigore (cioè entro il primo gennaio 2018). Paolo De Ioanna e Gustavo Piga lo hanno detto un paio di giorni fa dalle pagine del Sole 24 Ore: “utilizzare questa occasione per realizzare un confronto critico e una revisione delle regole che abroghi tutte le norme a valle del Trattato di Maastricht”. Il Presidente del Consiglio però dovrebbe meditare meglio le proprie esternazioni; passare da una critica oggettiva del sistema ad un coacervo di dichiarazioni populiste potrebbe essere controproducente: specie quando si sta conducendo una campagna referendaria assolutamente priva di toni antieuropeistici. La riforma è stata scritta “guardando all’Europa”, si è scritto.
Ecco, spiegateci quale Europa, perché quella delle lettere minatorie non piace nemmeno a voi, mi pare.